I X comandamenti dell’investimento finanziario

di | 27 Marzo 2018

Stefano è un titolare d’azienda di commercio con moglie e due figli di 3 e 5 anni, che ha affidato 270.000€ ad un investitore bancario di nome Franco. Quando si ritrovò ad aprire l’estratto conto per controllarne l'andamento, si trovò davanti a un’amara scoperta: i suoi risparmi erano diventati 74.000€, invece che 302.000€ come aveva previsto la sintesi di Franco. Chiamò in banca pensando si trattasse di un errore, e non solo scoprì che il saldo di 74.000€ era corretto, ma addirittura che Franco era stato sostituito e non rispondeva più al telefono.

Stefano decise quindi di sentire il suo avvocato di fiducia che, analizzando tutte le carte, stabiliì che Stefano aveva firmato in bianco tutti i documenti, e non poteva quindi far causa per appropriazione indebita né a Franco né alla banca.

Tornò a casa e decise di non raccontare nulla alla moglie, non si diede pace per essere stato così sprovveduto, così quella notte in cui non riuscì a dormire fece una ricerca Google su Franco, dove trovò la notizia della disonestà del broker finanziario: Franco era stato sospeso dall'albo. L’indomani sarebbe andato in banca per controllare tutti i suoi conti, il leasing e il mutuo (e il loro debito residuo).

In banca Stefano incontrò Luca (l’autore del libro), si fece stampare l’estratto conto dei suoi attivi (conto deposito garantito) e passivi (leasing e mutuo) ed esaminò tutto personalmente: da questo momento non fidava più di nessuno. E dopo una breve chiacchierata decise di sfogarsi con Luca, il quale spiegò che tra Stefano e Franco c’erano obiettivi diversi, e per approfondire la questione si diedero appuntamento in altra sede.

Stefano ebbe modo di capire che benchè esistano milioni di prodotti finanziari, questi possono essere raggruppati in 5 classi principali:

  1. Azioni
  2. Obbligazioni
  3. Materie prime
  4. Valute
  5. Liquidità

Combinando questi 5 elementi si creano sia i titoli tossici, sia i titoli più redditizi. Iniziò quindi per Stefano un percorso di formazione finanziaria.

Iniziò a modificare la polizza sulla vita, quella attuale avrebbe versato 30.000€ a ciascuno dei suoi due figli, troppo pochi per poter permettere ai suoi due figli di arrivare alla maggiore età senza problemi finanziari.

Capì anche che non bisogna investire quando il momento non è opportuno. Riservando la priorità alla sua azienda, l’utile di esercizio era stato eroso dagli interessi passivi sul mutuo e sul leasing; quando invece l’azienda avrebbe potuto usufruire del capitale proprio per potenziare il marketing e i canali di vendita.

Questo viene meno, e quindi si può pensare ad investire quando non si possiede un’azienda personale, essendo lavoratore dipendente o pensionato. Un imprenditore però deve innanzitutto pensare ad investire in azienda.

Oggi le aziende italiane sono sottodimensionate (il 94% di esse fattura meno di 2 milioni di euro all’anno), sono sovraindebitate (l’imprenditore medio preferisce ricorrere al debito piuttosto che reinvestire gli utili in azienda, ma se il titolare non è disposto ad investire nella propria azienda perché dovrebbero farlo le banche? Il debito è ok se controllato, quindi le attività a breve termine devono essere finanziate da debiti a breve termine, e le attività a lungo termine da debiti a lungo termine), sono sottocapitalizzate (l’Italia è il paese dove il rapporto tra ricchezza privata netta e PIL è il più alto al mondo, dove i risparmiatori lasciano il loro denaro sul conto corrente e non investono piuttosto che far lavorare quel denaro in azienda, la quale ha un ROI, ritorno dell’investimento, molto superiore ai tassi d’interesse bancari).

Si guadagna molto di più investendo in aziende che non con gli investimenti in borsa.

A questo punto Stefano stava iniziando a capire l’importanza di non delegare ciecamente il suo futuro finanziario, di avere una strategia finanziaria, e che la principale fonte di ricchezza personale sarebbe dovuta essere la sua azienda.

Analizzando gli investimenti di Stefano Luca ha potuto constatare una serie di errori:

  • Investimento di tutto il capitale disponibile senza lasciarsi una buona dose di liquidità a disposizione in un fondo monetario o in un conto corrente di risparmio. Non è stata quindi definita una strategia di ingresso diversificata sul mercato (non c’è stata alcuna forma di risparmio da poter investire in un momento futuro).
  • Investimento in una polizza assicurativa: le polizze tendenzialmente permettono di ridurre le tasse sul rendimento totale dell’investimento (compensano i guadagni di un fondo con le perdite di un altro e permettono di pagare le tasse solo sulla differenza tra i due se è positiva), e quindi, quando questa viene liquidata per decesso, consentono di non pagare le tasse sull'incasso.

Se però questa non è stata stipulata per motivi previdenziali o assicurativi, ma come puro investimento, non gode di nessuna immunità e può essere pignorata.

  • Acquistando dei titoli singoli non si diversifica e ci si fa carico del rischio specifico, a meno che non si dedichi a questa tipologia d’investimento un massimo del 10% del capitale, facendosi aiutare da un professionista.

In qualsiasi caso si decida di investire va sempre considerato che il rendimento e il rischio vanno di pari passo.

Ci sono infatti rischi che non ci si può permettere di correre, e rischi che invece non ci si può permettere di non correre. Va tenuto comunque presente che il rischio si riduce all’aumentare del tempo e diversificando.

Negli investimenti gestiti da Franco invece furono stanziati 60.000€ in obbligazioni Lehman Brothers che divennero 0, fondi azionari Usa e Italia che persero circa il 50%, una polizza sulla vita che perse l’80% e un ulteriore fondo azionario che perse quasi il 70% del suo valore. I 270.000€ persero il 73% del loro valore nominale.

Nel periodo in cui era a stretto contatto con Luca, Stefano ereditò 400.000€ dalla morte del padre.

A quel punto si ritrovava lo stato patrimoniale modificato (ha ereditato liquidità e immobili), e il conto economico in fase di modifica a causa del suo investimento in marketing per l’azienda di famiglia. Era arrivato il momento di preparare il financial plan.

Lo compilò scrivendo 5 obiettivi: una barca a vela, soldi per una start up, istruzione dei due figli e vivere di rendita; quando e quanto investire. Il come investire è stata invece competenza di Luca. Nella quantità degli investimenti sono stati esclusi giustamente la liquidità aziendale e le spese correnti personali e familiari.

A questo punto il fattore tempo diventa determinante, infatti grazie ad esso può essere sfruttato l’interesse composto che permette di ottenere interessi dagli interessi, questo però è possibile se si ha una buona base per investire, se non la si ha bisogna prima guadagnare e in seguito risparmiare e solo dopo investire. Per esempio un capitale 1€ investito con tasso di interesse del 100% diventa 2€ dopo un anno, e per arrivare a cifre importanti come 1 milione ha bisogno di almeno 20 anni; 1 milione investito al tasso compreso tra il 3.5/5% genera invece un reddito di 35.000/50.000 annui (2.500/4.200€ al mese) permettendo al denaro di lavorare autonomamente.

Quando si fa riferimento ad un prodotto finanziario i costi che vanno sostenuti a prescindere sono quelli relativi alla consulenza iniziale e continuativa e il costo della costruzione strategica dell’investimento, verso i quali non bisogna badare a spese.

Mettendo a confronto due prodotti finanziari simili, di cui uno gestito da una società di gestione e venduto da una società di investimento, e l’altro acquistabile in borsa senza intermediari, vedremo che nel primo sono presenti una serie di costi (società di gestione, società di intermediazione, la banca e il promotore finanziario). Se entrambi avessero un rendimento del 8% nel primo a differenza del secondo ci sarebbe un 3% da destinare alle voci di costo.

Luca scelse per conto di Stefano degli investimenti con rischio diverso:

  • Barca a vela 50.000 con rendimento del 3%, dopo 3 anni divennero 55.000
  • Start up con rendimento del 100%: con parte dell’investimento calcolato nel budget e parte attraverso dei piani di accumulo di capitale (300€ al mese), rendimento annuo del 7%. I 125.000 (100.000 iniziali+ 25.000 da piano di accumulo) sarebbero dovuti diventare 200.000.
  • Figli, tramite un investimento a 10-12 anni, trasformando 140.000€, a cui sommare 180.000€ attraverso un piano di accumulo, in 400.000€. In questo caso i 140.000€ vengono investiti in maniera prudente e l’accumulo in maniera più aggressiva.
  • Vivere di rendita, il quale richiederebbe un’analisi a parte attraverso un altro libro essendo l’argomento molto più complesso.

Quello che è importante focalizzare partendo da questo piano di investimento è la correlazione rischio - rendimento, sfruttare il fattore tempo attraverso gli interessi composti e la diversificazione degli investimenti in modo tale da ridurre il rischio specifico di ogni singola azione e/o obbligazione che va a formare il portafoglio d’investimento.

Tutte le strategie però sono destinate a fallire se non si ha autocontrollo (volendo disinvestire troppo tardi o troppo presto) e se non si controlla tutto ciò che può compromettere la fiducia e tranquillità sul piano di investimento, per questo non bisogna farsi influenzare dalle fonti di informazione negative come la TV e dai non professionisti del settore.

In ogni caso servirà un percorso che ha bisogno di tempo e che necessita di metodo e razionalità

Ricapitolando i X comandamenti dell’investimento finanziario affrontati sono:

  1. Non delegare ciecamente
  2. Pensa strategicamente
  3. Assicurati
  4. Investi in azienda
  5. Guadagna, risparmia, investi
  6. Usa il rischio
  7. Sfrutta il tempo e l’interesse composto
  8. Diversifica
  9. Spegni la TV
  10. Conosci te stesso

A questi comandamenti si affiancano i 7 vizi capitali dell’investitore:

  1. Superbia: i mercati non possono essere controllati, non sopravvalutarsi assumendo dei rischi fuori portata.
  2. Accidia: investire è complicato, le scorciatoie semplici nascondono insidie pericolose.
  3. Lussuria: ciò che sembra estremamente profittevole nel breve termine, può risultare dannoso nel medio-lungo termine.
  4. Ira: non perdere mai la calma, ma seguire un metodo disciplinato.
  5. Gola: non farsi influenzare da informazioni sbagliate.
  6. Invidia: evitare quindi di investire su titoli passati che ormai non sono più profittevoli.
  7. Avarizia: evitare di seguire la massa degli investitori che perde i propri soldi, ma ragionare con la propria testa.

Dal 2009 a oggi le banche hanno avuto dei rendimenti molto alti:

  • Banca americana + 200%
  • Banca tedesca +180%
  • Banca giapponese +130%
  • Banca Shangai +40%
  • Banca italiana +26%

Queste lucrano sul denaro degli investitori, questi ultimi si assumono i rischi acquistando obbligazioni subordinate, azioni di banche locali, obbligazioni di Stati vicini al collasso e fondi di derivati tossici.

Durante le crisi finanziarie i grandi investitori accumulano fortune, l’obiettivo deve essere quindi guadagnare i massimi quando i mercati vanno alla grande e perdere i minimi scappando a gambe levate quando i mercati vanno male.

Articolo scritto da Matteo.

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